Sanità digitale: i medici di famiglia al centro della rivoluzione tecnologica

3 novembre 2025 di
@kiranet.it

(Fonte: Comunicato stampa) La digitalizzazione dei servizi sanitari rappresenta una grande opportunità per migliorare l’assistenza, ma solo se i medici di medicina generale vengono messi al centro della progettazione. A sottolinearlo è Nicola Calabrese, vicesegretario nazionale Fimmg (Federazione italiana dei medici di medicina generale), commentando le stime di crescita della Sanità digitale fino a 3 miliardi di euro entro il 2026, riportate da NetConsulting Cube e dal White Paper di Anitec-Assinform.

“L’innovazione tecnologica non è un semplice ornamento: è un elemento strutturale della nostra professione”, spiega Calabrese. “Ma se la rivoluzione digitale non coinvolge chi ogni giorno si occupa dei pazienti, rischia di generare burocrazia, diseguaglianze e sfiducia”.

Da anni la Fimmg investe nell’informatizzazione della medicina generale, sviluppando strumenti digitali coerenti con la legge Balduzzi e le Aggregazioni Funzionali Territoriali, volte a supportare la presa in carico della cronicità e il raggiungimento degli obiettivi assistenziali.

Calabrese è netto sul ruolo dei professionisti: “I medici di famiglia devono essere protagonisti nell’analisi dei processi assistenziali, che sono alla base della progettazione di piattaforme digitali e flussi come prescrizione, certificazione, teleconsulto, telemonitoraggio e continuità informativa. Senza questo coinvolgimento, ciò che dovrebbe semplificare rischia di complicare la vita di cittadini e operatori”.

Il tema del “digital divide” è particolarmente rilevante per gli anziani, categoria spesso fragile dal punto di vista tecnologico. “Non basta lanciare slogan, servono interfacce accessibili, procedure realmente dematerializzate e mediazione di prossimità. Il post-Covid ha mostrato che quando il medico di famiglia accompagna i cittadini nei processi digitali, l’innovazione funziona”, continua Calabrese.

L’Osservatorio OASI – CERGAS Bocconi evidenzia infatti come televisite, piattaforme e messaggistica digitale possano aumentare la prossimità dei servizi, ma anche il carico di lavoro dei medici, se non correttamente governati. Per questo motivo, conclude Calabrese, ogni progetto digitale a livello nazionale o regionale dovrebbe prevedere tavoli di co-progettazione con i medici di famiglia.

Infine, l’alfabetizzazione digitale resta una sfida cruciale: “In Italia, Paese tra i più anziani d’Europa, la prossimità del medico di famiglia è l’unico vero ponte tra cittadini fragili e servizi digitali. Servono finanziamenti strutturali per personale di studio, help-desk territoriale, tutorial semplici e indicatori che misurino accesso, aderenza, tempi e soddisfazione dei pazienti”.

Per la Fimmg, la trasformazione digitale sarà efficace solo se clinicamente sensata, interoperabile, co-progettata e misurabile. Solo così potrà migliorare la qualità della cura, ridurre i tempi e sostenere la presa in carico, senza trasferire sui cittadini e sui professionisti i costi dell’innovazione.


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