(Fonte: Comunicato Stampa) Dal 30 settembre 2025 è entrato ufficialmente in funzione il Profilo Sanitario Sintetico (PSS), la nuova cartella clinica digitale e standardizzata prevista dal decreto ministeriale per tutti i cittadini italiani. Uno strumento chiave del Fascicolo Sanitario Elettronico e uno dei pilastri del PNRR, pensato per migliorare l’efficienza e la continuità dell’assistenza sanitaria. Ma non tutti sono convinti che si tratti di un passo avanti.
A sollevare dubbi pesanti è soprattutto l’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Milano (Omceomi), che denuncia ritardi strutturali, falle informatiche, rischi per la privacy e possibili derive discriminatorie nell’uso dei dati sanitari.
“Il Profilo Sanitario Sintetico potrà apportare migliorie, ma presenta criticità enormi connesse a cyber-sicurezza, privacy, etica e responsabilità medico-legale”, afferma il presidente Roberto Carlo Rossi. “Va utilizzato con grande cautela da parte dei colleghi”.
Il PSS dovrebbe raccogliere in modo sintetico e uniforme le principali informazioni cliniche di ciascun cittadino, facilitando diagnosi e interventi da parte degli operatori sanitari in qualsiasi regione d’Italia. Tuttavia, secondo l’Omceomi, le infrastrutture informatiche esistenti non sono pronte per una simile rivoluzione digitale.
“In Lombardia il sistema informatico SISS – partito già negli anni ’90 – è tuttora pieno di falle”, prosegue Rossi. “Ospedali importanti non comunicano nemmeno tra i propri reparti. Figurarsi pensare a un ecosistema digitale nazionale che colleghi medicina del lavoro, scuole, ospedali e servizi territoriali”.
L’obiettivo dichiarato è rendere la Sanità più moderna e accessibile. Ma secondo l’Ordine milanese, il rischio è esattamente l’opposto: una gestione caotica, inefficiente e pericolosa, che potrebbe compromettere l’erogazione dei servizi sanitari, soprattutto in situazioni di emergenza.
Oltre agli ostacoli tecnici, Omceomi mette in guardia anche su un altro punto delicatissimo: l’uso improprio dei dati sensibili, in particolare quelli legati alla salute mentale, alle dipendenze o a patologie stigmatizzanti.
“C’è il pericolo concreto che queste informazioni vengano usate per discriminare le persone, ad esempio sul lavoro o nel settore assicurativo”, avverte Rossi. “Le garanzie per evitare abusi non sono affatto chiare”.
L’impressione, secondo l’Ordine, è che si stia correndo per rispettare le scadenze del PNRR e ottenere i relativi finanziamenti, ma senza aver costruito basi solide per garantire sicurezza, funzionalità e rispetto dei diritti.
Il messaggio finale è chiaro: i medici non si tireranno indietro, ma intendono vigilare e farsi sentire. “Siamo pronti a collaborare per un’innovazione vera, ma non accetteremo di essere messi nelle condizioni di lavorare male e mettere a rischio la salute dei cittadini”, conclude Rossi. Intanto, da fine settembre, il Profilo Sanitario Sintetico è realtà. Ma il dibattito è appena cominciato.