Tumori, in Campania la prevenzione entra nelle carceri: al via un progetto pilota con Regione, Pascale e AIOM

7 ottobre 2025 di
@kiranet.it

Un protocollo triennale, il primo del suo genere a livello nazionale, è stato siglato in Campania tra la Regione, l’Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione Pascale, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e la Fondazione AIOM, per portare attività di prevenzione oncologica all’interno delle carceri. L’iniziativa prevede corsi di formazione, progetti di sensibilizzazione, attività di screening e consulenze specialistiche rivolte non solo ai detenuti, ma anche al personale penitenziario.

Come riportato dall’agenzia Adnkronos, l’accordo punta a promuovere una cultura della salute all’interno degli istituti di pena, dove la fragilità sanitaria è spesso aggravata da condizioni ambientali difficili e da stili di vita non salutari.

“La prevenzione deve arrivare ovunque”

Francesco Perrone, presidente nazionale AIOM, ha sottolineato l’urgenza di intervenire anche in questi contesti. “I cittadini detenuti sono spesso esposti a fattori di rischio oncologico più alti della media. Fumo, sedentarietà, alimentazione scorretta sono molto diffusi. Oltre il 70% dei detenuti maschi fuma, ma molti vorrebbero smettere. È nostro dovere offrire gli stessi strumenti di prevenzione e diagnosi precoce anche a chi vive in condizioni di restrizione”, ha detto.

L’obiettivo del progetto, ha spiegato Perrone, è colmare le lacune esistenti nell’accesso agli screening oncologici come mammografia, test HPV o ricerca del sangue occulto nelle feci. “Oggi – ha continuato – tutto questo non sempre è garantito in carcere, a causa di ostacoli burocratici e organizzativi”.

Un modello per la Sanità pubblica

Secondo Maurizio di Mauro, direttore generale dell’Istituto Pascale, “oltre il 45% delle morti per cancro in Italia potrebbe essere evitato lavorando sulla prevenzione”. Ha poi aggiunto: “Il diritto alla salute, sancito dalla Costituzione, vale anche per chi sta scontando una pena. Questo progetto rappresenta un banco di prova importante per una Sanità più inclusiva e moderna”.

La realtà penitenziaria, afflitta da problemi come sovraffollamento, carenza di personale e strutture spesso inadeguate, rende ancora più urgente un intervento strutturato e multidisciplinare.

Educazione e consulenza specialistica in carcere

Giuseppe Nese, responsabile del Laboratorio di Sanità penitenziaria “Eleonora Amato”, ha ricordato che fin dal 1999 il Servizio Sanitario Nazionale ha il compito di garantire cure adeguate ai detenuti. “Ma questo è possibile solo se si lavora in sinergia con le istituzioni penitenziarie. Il cancro è un'emergenza di Sanità pubblica anche all’interno delle carceri. Servono oncologi preparati e strutture organizzative solide per affrontarlo”.

Alfredo Budillon, direttore scientifico del Pascale, ha aggiunto che l’istituto sarà direttamente coinvolto fornendo personale sanitario e formazione mirata. “Come istituto, oltre alla cura e alla ricerca, abbiamo anche la missione dell’educazione. Vogliamo portare informazione scientifica accessibile anche a chi ha meno strumenti culturali, come molti detenuti. La divulgazione è parte integrante della pratica clinica quotidiana”.

Un progetto da esportare

L’iniziativa è stata presentata in conferenza stampa a Napoli e punta a diventare un modello da replicare anche in altre regioni. L’approccio integrato e innovativo mira a ridurre le disuguaglianze e garantire a tutti il diritto a una prevenzione oncologica efficace.


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