Liste d'attesa, in 4 milioni rinunciano agli esami e alle visite

18 giugno 2025 di
Liste d'attesa, in 4 milioni rinunciano agli esami e alle visite
Coevia Sistemi srl, Silvana Delle Curti

(Fonte: Ansa) Le lunghe liste d'attesa hanno costretto ben 4 milioni di italiani, pari al 7% della popolazione, a rinunciare alle prestazioni sanitarie. E ad un anno dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge sulle liste d'attesa, tre dei sei decreti attuativi non sono stati ancora pubblicati.

Questo, in sintesi, è quanto emerge da un'analisi indipendente sullo status di attuazione del decreto 73/2024, condotta dalla Fondazione Gimbe, con l'obiettivo, spiega il suo presidente Nino Cartabelotta, “di informare in maniera costruttiva il dibattito pubblico e politico e di ridurre le aspettative irrealistiche dei cittadini, sempre più intrappolati nella rete delle liste di attesa”.

Un'analisi in parte non condivisa dal ministro della Salute Orazio Schillaci: l’esponente del governo, infatti, riconosce che “sulle liste di attesa c'è ancora tanto da fare”, ma sostiene con forza: “Abbiamo intrapreso finalmente la strada giusta per cercare di risolvere questo annoso problema”.

Critico, invece, il leader del M5S Giuseppe Conte, secondo cui il decreto sulle liste di attesa è “un fallimento clamoroso. La metà dei decreti attuativi non sono ancora stati pubblicati, la piattaforma nazionale è in ritardo. Hanno preso i voti e lasciato i cittadini in lista d'attesa”.

Secondo la Fondazione Gimbe, la quota di popolazione che dichiara di aver rinunciato alle prestazioni sanitarie per le liste d'attesa troppo lunghe è passata dal 4,2% del 2022 (2,5 milioni di persone) al 4,5% del 2023 (2,7 milioni), fino a schizzare al 6,8% nel 2024 (4 milioni, +51% rispetto al 2023).

“Tutti questi italiani sono stati costretti a rinunciare totalmente alle cure”, rileva la Fondazione. Anche le difficoltà economiche continuano a pesare e riguardano il 5,3% della popolazione nel 2024 (3,1 milioni). “Negli ultimi due anni - commenta Cartabellotta - il fenomeno della rinuncia alle prestazioni non solo è cresciuto, ma coinvolge l'intero Paese. Il vero problema - osserva - non è più, o almeno non è soltanto, il portafoglio dei cittadini, ma la capacità del Ssn di garantire le prestazioni in tempi compatibili con i bisogni di salute”.

Sulle liste d'attesa il problema è anche normativo: secondo il report di Gimbe mancano tre dei sei decreti attuativi della legge 73/2024: uno è scaduto da oltre nove mesi e due non hanno una scadenza definita. “Il carattere di urgenza del provvedimento - sostiene Cartabellotta - si è rivelato incompatibile con un numero così elevato di decreti attuativi”.

Dei tre provvedimenti non pubblicati, già scaduto risulta quello sui poteri sostitutivi da parte dell'Organismo di verifica e controllo sull'assistenza sanitaria, al centro di un duro scontro istituzionale tra Governo e Regioni”.

Degli altri due decreti il primo, precisa il presidente “riguarda il superamento del tetto di spesa per il personale sanitario ed è verosimilmente in stand-by per la mancata approvazione della 'nuova metodologia' Agenas per stimare il fabbisogno di personale. Il secondo provvedimento, che prevede linee di indirizzo nazionali per un nuovo sistema di disdetta delle prenotazioni e per l'ottimizzazione delle agende Cup - continua Cartabellotta - al 10 giugno 2025 non risulta ancora calendarizzato in Conferenza delle Regioni”.

“Le liste d'attesa - conclude il presidente della Fondazione Gimbe - non sono una criticità da risolvere a colpi di decreti: sono il sintomo del grave indebolimento del Ssn, che richiede investimenti consistenti sul personale sanitario, coraggiose riforme organizzative, una completa trasformazione digitale e misure concrete per arginare la domanda inappropriata di prestazioni sanitarie”.


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