Sanità italiana: modernizzare il sistema e ottimizzare le risorse economiche. Ecco come

20 dicembre 2024 di
KIRANET srl, Alessia Di Maio

(Fonte: Ansa) In un contesto di crescente domanda di cure e innovazioni tecnologiche, il sistema sanitario italiano si trova davanti a una sfida epocale. Mentre la popolazione invecchia (con un aumento degli over 65 dal 19,2% al 24% negli ultimi 20 anni) e si arriva ai 22 milioni di cittadini affetti da patologie croniche, anche l’innovazione tecnologica si fa sempre più rapida, richiedendo alle strutture sanitarie italiane maggiore sofisticazione terapeutica e tempestività diagnostica a beneficio dei pazienti.

L’analisi proposta nel paper di Boston Consulting Group (BCG), titolato “Collaborazioni Pubblico-Private: una strada per l’innovazione sostenibile nel settore sanitario”, restituisce una panoramica sul comparto, che si trova oggi a ripensare i propri modelli operativi, così come i piani di investimento per mantenere l’aggiornamento tecnologico adeguato.

Nonostante i finanziamenti del PNRR e l’incremento della Spesa pubblica previsto dalla Legge di Bilancio 2024, quest’ultima, in Italia, rimane tra le più basse d’Europa, con una spesa pro capite di 2.200 euro, rispetto ai 5.100 euro della Germania e ai 3.900 euro della Francia, che porta alla mancanza di capacità di erogazione tempestiva dei servizi. Lo testimonia il crescente problema delle liste d’attesa, che spinge circa il 40% dei cittadini italiani a ricorrere a risorse personali per ottenere cure più rapide.

In questo modo si aumenta la pressione sulle famiglie, che già nel 2023 hanno sostenuto l’aumento della spesa sanitaria totale (4.286 milioni di euro) come spesa diretta (3.806 milioni di euro) o tramite fondi sanitari e assicurazioni (553 milioni di euro). Gli impatti emergono anche sul parco tecnologico, ormai obsoleto: oltre il 50% delle apparecchiature diagnostiche ha più di cinque anni e circa il 30% supera i dieci.

Come spiega Alessandra Catozzella, Managing Director e Partner di BCG: “Le risorse economiche crescono ma non in misura sufficiente per compensare la domanda di cure in costante aumento, gli effetti dell’inflazione, i costi delle nuove terapie, solo per citare alcuni degli elementi che minano la sostenibilità futura del Sistema. Tuttavia, diverse esperienze in Italia e all’estero hanno mostrato la possibilità di una terza via efficace, superando la dicotomia pubblico-privato per supportare l’evoluzione strutturale, tecnologica e di processo dei sistemi sanitari: le collaborazioni Pubblico-Private. Questo tipo di accordi, se basati su una gestione accurata, con pilastri contrattuali solidi e clausole di salvaguardia, consentono una collaborazione più efficiente ed efficace, senza per questo sostituirsi alla gestione pubblica di un bene tanto prezioso come la Sanità, che riteniamo debba rimanere accessibile a tutti”.

Le collaborazioni pubblico-private emergono infatti come un’opportunità strategica per affrontare le carenze strutturali e rispondere alle nuove esigenze del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Modelli come il Managed Equipment Service (MES) e le Partnership Pubblico-Private (PPP), ad esempio, sono soluzioni concrete e già sperimentate con successo in Europa e anche in Italia.

Nel 2023, in Europa, il valore aggregato di queste collaborazioni ha raggiunto i 13,6 miliardi di euro su 38 progetti, con un incremento del 35% rispetto al 2022. L’Italia può trarre quindi ispirazione da casi di successo internazionali come il Karolinska University Hospital, Svezia.

Attraverso un contratto MES della durata di 14 anni, l’ospedale ha garantito la disponibilità di apparecchiature diagnostiche innovative, migliorando accessibilità e tempi di cura. Con un investimento di oltre 5 miliardi di euro, questo progetto rappresenta un modello di gestione strategica delle risorse.

Per quanto riguarda l’Hospital Universitario La Fe, Spagna, grazie a un contratto MES unico, il 90% del parco tecnologico è stato rinnovato, riducendo i costi del 20% e semplificando la gestione amministrativa.

“Per sfruttare le potenzialità dei due modelli, superandone i limiti, Bcg ha elaborato una ‘terza via’ – conclude Catozzella – un modello complementare denominato Innovation management partnership (Imp), che integra i finanziamenti privati iniziali a una gestione attiva del parco macchine. Questa formula permetterebbe di agire sull’efficienza e innovazione delle apparecchiature, fattore abilitante sia per un maggior accesso alle cure che per una maggiore accuratezza degli esiti clinici, mantenendo la decisione su tipo e volume delle prestazioni sanitarie erogate, in mano alla direzione strategica dell’ospedale”.


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